
Le opere nel monastero
La Basilica

Una prima “piccola chiesa” costruita da S. Mauro è ricordata da S. Pier Damiani nella Vita Beati Mauri: il muro perimetrale dell’abside di questa chiesa primitiva è stato ritrovato nei restauri del 1914 sotto l’attuale scalone. In seguito fu costruita una Basilica a tre navate, in perfette linee trecentesche, che occupava lo spazio dell’attuale navata inferiore e delle cappelle di sinistra: sulla parete esterna di sinistra sono ancora ben visibili le sagome delle porte e delle finestre della basilica trecentesca che si affacciavano sul chiostro. L’ornamento interno non era pittorico, ma risultava dalla varia disposizione del mattone a vista. La tomba del vescovo Mauro veniva custodita in una cripta sotto la zona presbiterale.














Nel 1548 la basilica fu profondamente modificata dal M° Domenico Gravini di Brisighella: essa cambiò completamente fisionomia per la modifica della pianta, tre a una sola navata con cappelle laterali, e per il suo prolungamento con la costruzione della “Cappella grande e della Madonna”, cioè l’insieme dell’abside e della corsia che la circonda. Per collegare i due corpi architettonici, il Gravini costruì uno scalone centrale discendente alla cripta, mentre si saliva per due scale laterali: tale soluzione non piacque all’architetto Terribilia, che nel 1572 invertì le scalinate costruendo il maestoso scalone ascendente, che si vede ancora oggi.
Il ciclo della Vita della Madonna

Nel 1548 la basilica fu profondamente modificata dal M° Domenico Gravini di Brisighella: essa cambiò completamente fisionomia per la modifica della pianta, tre a una sola navata con cappelle laterali, e per il suo prolungamento con la costruzione della “Cappella grande e della Madonna”, cioè l’insieme dell’abside e della corsia che la circonda. Per collegare i due corpi architettonici, il Gravini costruì uno scalone centrale discendente alla cripta, mentre si saliva per due scale laterali: tale soluzione non piacque all’architetto Terribilia, che nel 1572 invertì le scalinate costruendo il maestoso scalone ascendente, che si vede ancora oggi.
L' Annunciazione di Bartolomeo Coda

Sull’altare della prima cappella di destra virgola in una preziosa cornice, e la tavola dell’Annunziata di Bartolomeo Coda da Rimini, terminata nel 1541. Al centro della cornice, in basso, un tondo con raffigurato il Capo di San Giovanni Evangelista, decollato, dipinto dallo stesso autore.

Presentazione al Tempio di Gesù

La pregevole tavola fu dipinta nel 1513 da Francesco Raibolini, detto il Francia. Nell’interno d’un elegante tempietto dalle sobrie linee del primo rinascimento e dalla cui sommità dell’arco absidale pende una graziosa lampada, è presentata la Vergine Maria, tutta umile in volto e leggermente curva nella sua gentile persona, in atto di presentare al vecchio Simeone il piccolo Gesù, protendente le braccia verso il santo e lo sguardo volto alla madre. Dietro alla vergine stanno S. Giuseppe e S. Anna, mentre dall’altra parte, all’estrema destra di chi guarda, è un servitore del tempio, con un libro aperto fra le mani e il capo volto verso il bambino.
Nel fronte dell’ara, lasciato scoperto in parte dai personaggi principali che stanno nel mezzo della scena, è rappresentato il sacrificio di Isacco, allusivo a quello futuro di Cristo. Il bambino ignudo, sostenuto con tanta grazia dalla Madonna, è di una bellezza sorprendente. Il cartiglio che si vede sulla parete di fondo, posto quasi all’altezza della lampada, con quella sua iscrizione ebraica fa subito pensare al tempio di Gerusalemme e quanto prescrive la legge mosaica sul conto dei primogeniti maschi. Di pregevolissima fattura anche la cornice lignea che accoglie la tavola, probabilmente disegnata dallo stesso Francia. La lunetta che rappresenta la Deposizione dalla croce e il tondo con il Cristo passo contenuti nella cornice, riecheggiano le parole profetiche del vecchio Simeone a Maria: «Questo figlio sarà un segno di contraddizione per molti in Israele, e anche a te una spada trafiggerà l’anima» (Lc 2,34-35).
La cupola

Inizialmente progettata dall’architetto bolognese Francesco Morandi, detto il Terribilia, e terminata nel 1569, la cupola fu gravemente lesionata dalle “replicate e strepitose scosse di terremoto” del 20 ottobre 1768. L’architetto Francesco Borboni, dunque, ne progettò il completo rifacimento, riducendone lo slancio e supportandola con contrafforti fino alla cripta. La cupola è da molti considerata la parte più affascinante dell'abbazia. La decorazione pittorica del 1792, raffigurante l'Assunzione di Maria, è opera di Giuseppe Milani da Parma. Tutto è diretto al punto culminante. Il punto centrale rappresenta quasi un’apertura, una specie d’ingresso al cielo, contornato da teste di serafini.
La Vergine vi è portata sostenuta da angeli di statura ed aspetto giovanile, ed essa vi entra con lo sguardo in alto con le braccia tese quasi in atto di aspirazione e di estasi, ed intorno altri angeli suonano, cantano, le sorreggono le vesti. Tutto l’insieme dà un senso di vita e di gioia che veramente eleva l’uomo alle cose supreme. Negli otto quadri che formano il tamburo della cupola sono diversi personaggi che figurano con la loro vita e coi loro atti la Vergine o che con lei ebbero rapporti di sangue.
Il coro

Il coro è tra le più pregevoli e complesse opere d'arte dell'Abbazia. Realizzato da Giuseppe da Val di Scalve, detto Scalvini, e dalla sua bottega, fu terminato nel 1575. Composto di 12 stalli superiori e 7 inferiori, divisi da braccioli scolpiti con figure grottesche, presenta nella parte superiore una teoria di figure simboliche, sistemate in un riquadro prospettico sempre diverso. Le decorazioni sono il trionfo della fantasia, mutando continuamente tra maschere, riccioli, fiori, foglie e composizioni geometriche, che denotano nell'autore un possesso di straordinario delle regole del disegno.
Statua della Madonna

La statua della Madonna fu realizzata in legno e stucco dipinto per la chiesina di S. Paolo, presumibilmente nel XIII secolo. All’inizio del XIV secolo, i monaci vennero in possesso del terreno su cui sorgeva questa chiesina e nel 1318 trasferirono la statua nella chiesa abbaziale del Monte. Le dimensioni (quasi due metri) e la posa benedicente della figura rendono nobile e solenne questa rappresentazione di Maria Santissima. Il Bambino, di diversa fattura e in posizione sbilanciata, certamente fu aggiunto in epoca successiva. La Madonna è rivestita di una veste azzurra, chiusa sul petto da una specie di "razionale" formato da due piastre di rame sbalzato rappresentanti l'Annunciazione. Un ampio velo bianco-avorio scende dal capo su tutta la figura e su di esso sono dipinti fiori, motivi geometrici e lettere, che formano le parole iniziali dell'inno Ave Maris Stella. Sul capo, la corona posta da Pio VII nel 1814, di ritorno dall'esilio di Fontainbleau. La grande venerazione del popolo cesenate e romagnolo per questa sacra effige ha portato l’abbazia a diventare il santuario mariano più importante della Romagna.
Abside

Il catino dell'abside fu affrescato nel 1640 dal pittore cesenate Giovanbattista Razzani. Rappresenta l'Incoronazione della Beata Vergine Maria da parte della SS. Trinità.
Cripta

Dalla basilica si scende alla cripta attraverso bei cancelli in ferro battuto, opera artigiana di un monaco benedettino. La cripta si presenta come un ampio ambiente avvolto nella penombra. L’altare maggiore è collocato sul sarcofago romano che conteneva il corpo di San Mauro. Nell’ambulacro vi sono tre piccole cappelle: in quella centrale vi è una grande croce in pietra del secolo nono, di stile ravennate-bizantino. Il tabernacolo, settecentesco, che poggia sulla mensa dell’altare, proviene da Montecassino. Nella cappella di sinistra è collocata una pietà in terracotta del ‘500. L’autore dell’opera è ignoto, ma la composizione stilistica e la fattura del pezzo rivelano doti artistiche non comuni, ispirate da un senso di profonda devozione.
La sagrestia

È una ampia sala rettangolare di circa m 10 x 8. Vi fanno bella mostra mobili del ‘700: l’elegante bancone, ma soprattutto uno splendido trumeau in radica. Dei quadri della sacrestia sono notevoli: la Presentazione al tempio del forlivese Francesco Menzocchi (1534); il San Giovanni Evangelista, tavola di cm 90 x 35, ritrovata e restaurata di recente, di scuola veneziana della metà del sec. XIV; una Madonna e santi di Gaspare Sacchi (‘500). In due piccole bacheche sono conservati i più antichi e pregevoli ex-voto. Nel retro sagrestia in alto, un ciclo di affreschi dipinti nel 1946 da Giovanni Cappelli rappresenta alcune storie del Vecchio Testamento.
Sarcofago

Al centro della Cripta è collocato, come altare, un sarcofago romano di epoca imperiale, realizzato per la matrona Marcellina e poi riutilizzato per la sepoltura del santo vescovo Mauro, che qui riposò fino al 1356, anno in cui le sue reliquie vennero traslate in Cattedrale. Sul davanti, accanto all’epigrafe di Marcellina, a testimonianza di questa sepoltura, furono aggiunte le lettere [Ma]urus e ai lati sono visibili le tracce di numerose raschiature, segno della devozione dei fedeli nel Medioevo, che cercavano di portare via un po’ di polvere dalla sacra tomba per usarla come medicinale.
Sala capitolare

Il vasto ambiente colpisce l’osservatore per la sobria eleganza delle linee architettoniche e dell’arredamento; il soffitto ad ombrello accentua la variazione di ritmo sul nicchione prospiciente l’ingresso. Nei lunettoni delle pareti, affrescati da Girolamo Marchesi (1471-1540) da Cotignola, sono dipinte, su uno sfondo molto semplice, le figure dei 12 Apostoli, di San Benedetto e dei suoi discepoli Mauro e Placido. Ogni dipinto è inserito nel piano unitario della sala da un decoroso e ricco fregio. Il nicchione di fronte all’ingresso ha un affresco del l’incoronazione di Maria Vergine, che nel tondo al centro della volta è raffigurata Assunta in gloria. Il pavimento e gli stalli sono opera artigiana monastica.
Chiostro piccolo

Fu terminato nel 1495. Nel ‘700 fu manomesso, alzato nella parte superiore, mutato l’ordine delle finestre, rivestite le colonne da pilastri. Già nel 1931 e nei più recenti restauri è stato riportato, per quanto possibile, alle sue linee originali. Le colonne sono di travertino, esili e ben proporzionate, poggianti sul tipico muricciolo. Gli archi a tutto sesto nascono da eleganti capitelli di stile classico, l’uno diverso dall’altro. Su di uno è scolpito l'invito currite cesenates gentes ad matrem (Correte, o cesenati, alla Madre). Nella parte superiore sopra ogni colonna, si notano le tracce delle finestrelle originarie. L'ingresso principale della Basilica si trova in questo chiostro, segno evidente delle trasformazioni architettoniche avvenute nel corso dei secoli. Al centro del chiostro è la cisterna, sormontata da un meraviglioso pozzale del ‘600 in ferro battuto, dalle linee molto armoniche.
Chiostro grande

Il chiostro grande, iniziato nei primi anni del '500, si presentava in stile dorico-ionico, con doppio loggiato; l’incendio del 1751 lo distrusse completamente e fu ricostruito come oggi appare: pilastri di laterizio sostituirono le colonne marmoree e il loggiato superiore fu chiuso. Anche al centro di questo chiostro vi è un artistico pozzale, costruito e scolpito nel 1588 da Alessandro Corsi di Giovanni, sistemato sulla cisterna del 1561, forse su disegno di Leonardo da Vinci, che comprende un interessante percorso sotterraneo di canali e filtri per purificare le acque piovane, ancora oggi perfettamente funzionante.